Il fantasma è sveglio
Testi: Enrico Matteazzi
Illustrazioni: Elettra Casini
X si chinò su Max Barr con l’intento di strappargli i bracciali bianchi, ma non ci riuscì. Con uno scatto, Max Barr si girò e si mise supino.”Credi di aver vinto, agente?”, mormorò con un filo di voce: “Ho le coordinate della Fondazione…”.
Un ultimo ghigno beffardo e il terrorista Max Barr scomparve nel nulla.
“Perché diavolo l’hai fatto scappare?”, chiese Artemius, agitato.
“Rilassati…”, rispose calmo X.
“Rilassarmi? Non dovevi dargli quelle coordinate!”
“Infatti, non gli ho dato quelle coordinate.”
Artemius scoppiò a ridere. “Amico mio, sei incredibile!”
“No”, rispose X posando una mano sulla spalla del compagno, “sono solo il migliore”.
“E adesso?”, fece Artemius con aria preoccupata: “Mi riporti in prigione?”
X fece una smorfia prima di rispondere: “Non lo so… Non credo ci sia spazio per te comunque”, e gli fece l’occhiolino.
Poi entrambi svanirono lasciando il vicolo completamente deserto.
Epilogo
Charlie Stanton era stato assegnato da appena cinque unità intertemporali standard alla prigione numero quattro-cinque-uno della Fondazione Tempo. Quando aveva accettato l’incarico, però, non sapeva che avrebbe incontrato l’uomo più ricercato del continuum temporale.
Si stava dondolando sulla sedia, quando un botto assordante lo fece cadere per terra. Allarmato, si rialzò e corse fuori dall’ufficio, per vedere cos’era successo.
Attraversò un lungo corridoio passando accanto alle celle. Le esaminò una per una. Sembrava tutto normale. Stava per tornare indietro, quando proprio nell’ultima cella in fondo notò qualcosa di molto strano. Tutte le celle della prigione erano bianche, ma la numero uno-tre-sette era completamente nera. Ma non era stata dipinta; sembrava fosse stata annerita da fuliggine, o cose simili.
Charlie si avvicinò per guardare meglio. “Fammi uscire di qui!”, ringhiò rabbioso Max Barr. Era spuntato dal nulla spaventando a morte il povero Charlie.
Una volta ripresasi, la guardia carceraria scoppiò a ridere.
“Smettila, stupido idiota!”, sbraitò Max scuotendo le sbarre: “FAMMI USCIRE!”
Charlie Stanton non disse nulla: estrasse dalla tasca dei pantaloni una specie di tablet ultra leggero e digitò qualcosa. “Max… Barr…”, scandì, “qui dice che sei accusato per ben centotrentasei crimini temporali diversi. Un record.”
Max provò a teletrasportarsi altrove, ma non ci riuscì.
“È inutile che ci provi”, lo informò la guardia, “lo xavia non funziona qui. L’area intorno alla prigione è schermata. E sei stato fortunato! Questo livello di schermatura avrebbe dovuto disintegrarti… Dimmi un po’, chi è il fenomeno che ti ha spedito qui?”
“Ah… chiudi il becco e fammi uscire!”, grugnì Max.
“Beh…”, ribatté Charlie, “mi sa che dovrai restare qui per molte, anzi moltissime unità intertemporali”, e se ne andò ridacchiando.