Tu sei il Cavaliere delle Fate

Care, vecchie Fiabe Game della Giunti

Libri-gioco progettati per i più piccoli.

Nella prima metà degli anni ’90 la casa editrice Giunti aveva lanciato un’intera collana di libri game dedicata ai bambini che si avvicinano alla lettura da soli o con l’aiuto di mamma e papà. Si chiamava Fiaba Game.

fiaba game

La quarta di copertina di uno di questi libri, Tu sei il Cavaliere delle Fate, di Stefania Fabbri, di cui vedete la copertina qui sopra recita così:

Una Fiabagame

Ecco una serie di Bibliogame per i bambini e per le bambine che sanno leggere da soli o che vogliono leggere con mamma e papà. Con una Fiabagame si possono leggere  più fiabe in un libro solo. Il lettore diventa il protagonista della fiaba e decide come mandare avanti la storia  fino a ottenere il “lieto fine”. Se invece trova un cattivo finale… niente paura! Può sempre rileggere il libro un’altra volta.

Altre Fiabe Game (librogame.net)


Essere protagonisti di una storia

… solo il sogno di un bambino?

Ho messo in piedi Alameda Project perché credo in un sogno. Vorrei che, come per incanto, la lettura si trasformasse: da passiva ad ATTIVA. Per farlo, utilizzo la tecnologia del 2018.

fiaba game Giunti
prima pagina dell’avventura libro game
fiaba game Giunti
pagina interna di una Fiaba Game

Ora, infatti, la tecnologia mi consente di spingermi oltre il cartaceo e perfino oltre l’e-book! Oggi posso costruire un libro multimediale dotato di illustrazioni animate, audio, perfino videogiochi interni!

Ma la cosa più spettacolare è la partecipazione!

La mission di AP è dare potere al piccolo lettore: consentirgli una decisione e… perché no? Permettergli di sbagliare, di andare fuori strada! Perché è, appunto, “off the road” che si esplorano nuovi mondi e si mette alla prova il proprio coraggio.

Chi ha il coraggio di andare fuori strada
scoprirà mondi nuovi.

Segui anche tu lo straordinario percorso iniziato da Alameda Project. E se sei un creativo, un copywriter, uno sceneggiatore, un disegnatore… unisciti al progetto. 🙂

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Ciro: anche i diavoli hanno un cuore

Capitolo 12: Un bacio… angelico!

La stregaccia rise osservando il diavoletto che aveva di fronte. Poi salì sulla sua scopa e volò via. Ciro rimase solo. Era arrabbiato e per sfogarsi prese a calci una vecchia barca di legno inutilizzata da chissà quanto tempo.

– Ahi! – fece una voce. Che fosse la barca? Per sicurezza Ciro diede un altro calcio alla barchetta.

– Ahi! – si lamentò ancora la voce. Ciro volle vederci chiaro, così si avvicinò di più. All’improvviso fece capolino una testolina bionda. La principessa si affacciò timida e con voce tremante disse: – Non farmi del male!
– Non voglio farti del male! – la rassicurò Ciro; quindi allungò la mano per aiutarla a scendere dall’imbarcazione.
– Che ci facevi lì dentro? – le chiese.
– Ti ho seguito. Cioè ho seguito te… cioè il principe… cioè… oh… che confusione!

Ciro sorrise divertito e la principessa sorrise a sua volta.

– Perché la strega ti ha trasformato in un brutto diavolo?
– Beh! A dire il vero, io sono un diavolo!
– Ma che dici? I diavoli stanno all’inferno.
–  Sì ma qualche volta vengono sulla Terra per compiere atti malvagi.
– E tu hai compiuto atti malvagi?
– Sì… no… In verità non ci sono riuscito.
– E perché?
– Ecco… mi sono ammalato.
– Ammalato?
– Sì, ho una brutta malattia.
− E che malattia è?
− La malattia… del cuore.

La principessa allora ribatté divertita: − Ma i diavoli non hanno un cuore!
− Appunto! – rispose Ciro − è per questo che sono malato!

La principessa appoggiò l’orecchio al petto del diavoletto, così sentì che, in effetti, qualcosa batteva. – Eh, sì! – concluse – mi sa che sei proprio malato!

Così dicendo gli scoccò un tenero bacio sulla guancia.

il bacio
Il bacio di Angelica – matite di Elettra Casini

E non appena le labbra di Angelica si furono posate sulla pelle ruvida di Ciro accadde una cosa straordinaria: in men che non si dica, il diavoletto si trasformò di nuovo e da diavolo ridivenne principe.

Angelica era contentissima. Lo prese per mano ed entrambi tornarono al castello, dove furono accolti dal sovrano che, grazie alle insistenze della figliola, ben presto perdonò Ciro per il suo cattivo comportamento. E così principe e principessa si sposarono e regnarono felici e contenti per molto molto tempo.

Divertiti a colorare Ciro e Angelica!

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Clicca e stampa l’immagine da colorare!

Ciro: anche i diavoli hanno un cuore

Capitolo 9: La principessa, il veleno e la finestra

Come aveva detto Micillina, il re fece subito preparare un lauto banchetto in onore del principe Amìr di Abumàr. Alla cena prese parte anche la bellissima figlia del re.

Ora, è bene sapere che il regno oltre il bosco dei pini aveva una ferrea tradizione: la figlia del re in età da marito doveva passare un periodo chiamato “inverno bianco” nel quale non poteva mostrare il proprio volto in pubblico. Quella sera la bella principessa indossava, per l’appunto, un velo candido come la neve che le lasciava scoperti solo gli occhi.

Senza farsi notare, il principe Amìr versò il veleno nella coppa di vino della principessa e glielo porse. Lei guardò il finto principe stringendo gli occhi a mandorla, e fu allora che Ciro ebbe la strana sensazione di averla già incontrata. Poi, all’improvvisò capì.

Ciro - finto principe
Il finto principe – matite di Elettra Casini

– Ferma, non bere! – gridò strappando la coppa dalle mani della principessa; quindi la gettò lontano. Spaventata da quel gesto inaspettato, la povera ragazza cacciò un urlo. Il re suo padre accorse immediatamente per vedere che stava accadendo.

Le guardie reali erano pronte ad arrestare chi aveva osato far urlare la bella principessa. Preso dal panico, Il principe Amìr corse alla prima finestra che vide, la spalancò e, senza pensarci due volte, si buttò dall’altra parte.

Divertiti a colorare il principe Amìr!

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Ciro: anche i diavoli hanno un cuore

Capitolo 8: Chi non conosce il regno di Abumàr?

Una volta giunto al castello, Ciro si fermò davanti all’enorme portone d’ingresso, bussò e attese. Ben presto un omaccio grande e grosso si affacciò e chiese: – Chi va là?

– Sono il principe Amìr di Abumàr. Devo vedere il re.
– Oh, principe Amìr, quale onore! – finse stupore l’altro, che in realtà non aveva mai sentito nominare né il principe né il suo regno, ma di certo non voleva fare brutta figura!

Il portone dunque fu aperto e il principe fece il suo ingresso nel cortile del castello e fu accolto dal re in pompa magna.

– Principe Amìr, quale onore! – lo salutò re Goffredo nella sala del trono. – Prego, avvicinatevi!
Il (finto) principe fece un profondo (e finto) inchino: – Buongiorno, mio re!

– Da dov’è che provenite, o principe? – chiese il sovrano.
– Da un paese dell’Oriente, maestà – rispose l’altro.
– Oooooh! – fece il re estasiato.
– Oooooh! – fecero eco i suoi sudditi.
– E com’è che si chiama questo paese d’Oriente? – chiese ancora sua maestà.
– Abumàr, vostra grazia – rispose il (finto) principe.

re Goffredo
Il re Goffredo – Elettra Casini

Il re, che non aveva mai sentito un regno con quel nome, siccome non voleva fare brutta figura di fronte ai suoi sudditi, dopo aver mostrato il più ampio dei sorrisi, si affrettò a dire: – Oh! Sì, certo! Chi non conosce la meravigliosa terra di Abumàr!

Divertiti a colorare il re!

 

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