L’intersezione tra cultura e videogiochi: ecco a voi lo Storydoing di Fabio Viola
Fabio Viola, esperto di Gamification, si è chiesto cosa accadrebbe se i ragazzi di oggi si recassero al museo non come semplici fruitori di contenuti – magari pure con visite forzate – ma come protagonisti attivi.
Insomma, cosa accadrebbe se i nostri musei diventassero luoghi in cui i ragazzi si recano volentieri, da soli e con regolarità, così come frequentano il mondo dei videogiochi?
“Ad oggi i musei sono la cosa più vicina alle macchine del tempo che noi abbiamo (…) I musei oggi ci consentono di effettuare dei viaggi nel tempo (…) Noi parliamo spesso di Storytelling, ma quello che ha reso i videogiochi la principale industria creativa al mondo per fatturato e numero di utenti è lo Storydoing.”
L’intervento di Fabio Viola (MANN Napoli), 12 aprile 2018.
Secondo Viola, quello che piace ai ragazzi – ma non solo a loro, aggiungerei io – è la possibilità di interagire, ovvero di incidere in qualche modo nel racconto, fino ad alterare il finale del racconto stesso.
Pensate che ci sono videogiochi che prevedono addirittura 76 finali diversi!
“E se i dati di lettura ci dicono che i libri si leggono sempre meno, in realtà sui social media e all’interno dei videogiochi si legge tantissimo, però questi dati non vengono rilevati dall’ISTAT.”
Un progetto museale in gamification
Father and Son
“Lo Storydoing è il momento (il quando, il dove…) il consumo passivo di cultura incontra la produzione attiva.”
Il progetto Father and Son, uscito ormai più di un anno fa, è il capostipite di una vera e propria rivoluzione copernicana nel mondo dei musei. Qui in Italia, per la prima volta al mondo un museo diventa produttore di un videogioco pensato per un pubblico internazionale.
Forte, no…? 🙂
Ora vi saluto e vi auguro buona settimana.
Al prossimo post………. #offtheroad! 😉