Alameda Project torna alle origini

È stato un lungo viaggio, fatto di cambiamento ed evoluzione, ma ora Alameda Project sente il bisogno di tornare alle origini. Come avete notato, infatti, la testata del sito è tornata a colori e i bambini sono tornati protagonisti. Questa è la vera città di Alameda, fatta di colori, dove regna pace e serenità e giustizia.

Con questo post non intendo iniziare qualcosa di nuovo né terminare qualcosa di vecchio. Vorrei solo esprimere quello che ho provato in tanti anni di sali-scendi, anni che mi hanno portato gioie, speranze, ma anche frustrazioni e qualche lacrima.

A livello personale ho compiuto un giro molto largo dentro me stesso. Ho capito molte cose e oggi mi sento cresciuto e so che in qualche modo “mistico e kungfuico”, come direbbe Poe (Kungfu panda), questo blog è cresciuto con me.

Ora non so che cosa diventerà questo blog, non so che cosa ci scriverò, ma voglio comunque tenerlo aperto per dare la possibilità alle persone di contattarmi, di contribuire, di collaborare con me.

Grazie a chi mi ha seguito e continuerà a seguirmi. Vi voglio bene. ❤❤❤


Giochi app

Vi ricordo che ho prodotto un videogioco per cellulare che si chiama Zero Alpha Destiny. Se volete acquistarlo sarebbe bello. A me non ne viene niente, se non la soddisfazione. 😋 Grazie 💞


Progetti e missioni speciali

Due cose:

  1. La seconda avventura del Green team è un po’ impantanata ma ne verremo fuori.
  2. Invece l’altra cosa è una missione speciale che ho affidato ad Alex Magister (nella foto qui sotto): salvare il piccolo Luigi, che 12 anni fa ho imprigionato in uno specchio. Io credo in lui e nel potere del sogno. Voi? 💞

Il Green Team, una nuova avventura è in cantiere!

Proprio così: una nuova avventura del Green Team è in cantiere! Per il momento sto lavorando al soggetto, quindi siamo ancora all’inizio inizio.

La vicenda sarà ambientata tra i Colli Berici di Vicenza e sarà un’avventura avvolta nella magia. Infatti i protagonisti Giulia, Tony e Francesco se la dovranno vedere con le Anguane e i Salbanelli, demoni e spiritelli dei boschi, protagonisti di tanti miti e leggende locali.

Restate su questo blog per rimanere aggiornati sugli sviluppi di questo nuovo romanzo per ragazzi! Sarà una bella cavalcata! 😋

Nel frattempo, se volete acquistare Il Green Team e il tesoro delle cascate, un’avventura ambientata nel Parco delle Cascate di Molina, vi lascio dei alcuni link utili:

Amazon

Edizioni ETS

http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846744746

La Feltrinelli

https://www.lafeltrinelli.it/green-team-tesoro-delle-cascate-libro-enrico-matteazzi/e/9788846744746

IBS libri

https://www.ibs.it/green-team-tesoro-delle-cascate-libro-enrico-matteazzi/e/9788846744746

Unilibro

https://www.unilibro.it/libro/matteazzi-enrico/il-green-team-e-il-tesoro-delle-cascate/9788846744746

La vita dipende dal modo in cui la guardi

A volte mi sento come la coccinella di questa vignetta: vedo una “cosa” sulla mia strada e la classifico come problema insormontabile, quando invece è un aiuto che mi viene dato per andare avanti, un ponte per attraversare il burrone.

Talvolta al lavoro ti capita di vedere tutto nero: non trovi la soluzione. Sai che è lì da qualche parte, ma non riesci a vederla. È come se ci fosse di fronte a te una porta chiusa, ma tu non hai la chiave.

Lavoro in modalità smart working e qualche volta mi capita di vagare con la mente per ore cercando una soluzione. È lì, ma non la vedo. Allora mi dispero. E faccio male! Mai arrendersi!

Quando succede che il cervello si intasa, ci sono due soluzioni:

  • andare fuori a prendere una boccata d’aria
  • telefonare a qualcuno (amico, amante, parente… fate voi) e parlarci

Relativizza

Non sottovalutate il potere delle parole. Sfogarsi con un amico, o con chi ci vuole bene aiuta tantissimo. Una fidanzata, anche se lontana, può sussurrarti al telefono una parola magica: “relativizza“.

Il confronto con l’altro ci aiuta a relativizzare i problemi. Anche una persona che tace e ci ascolta può fare la differenza.

La verità è che non apprezziamo mai abbastanza chi ci sta accanto e ci aiuta a vedere il mondo per quello che è, non per come ci appare. Nella vita di tutti i giorni come nel lavoro.

Smart working e telelavoro

Cosa funziona 👍 e cosa no 👎

La pandemia ha stravolto il modo in cui concepiamo il lavoro. Sono moltissime le aziende del Terzo Settore che hanno “scoperto” lo smart working (lavoro da casa temporaneo) e che lo stanno trasformando in telelavoro (soluzione definitiva). Al momento le aziende stanno pensando infatti di abbandonare del tutto il lavoro in azienda.

Conosciamo tutti i vantaggi dello smart working, almeno dal punto di vista imprenditoriale. Ma sarà davvero tutto rosa e fiori per il dipendente?

Quali sono i vantaggi concreti? 😑

La comodità del telelavoro è evidente. Per l’azienda i costi sono più bassi (corrente elettrica e costi vari per la gestione dell’ufficio); e anche dal punto di vista del lavoratore, non c’è più bisogno di spostarsi in auto con il conseguente minor consumo di carburante (con quello che costa la benzina è un bel vantaggio!) e minore emissione di CO2. Non è poco!

Altri vantaggi per il lavoratore sono una maggior libertà nella gestione del tempo e la maggior concentrazione: da solo, nessuno lo disturba e il dipendente si concentra di più aumentando di conseguenza la propria produttività, sempre che sia davvero a casa da solo; sì perché spesso si deve dividere l’appartamento con bambini, mogli o coinquilini vari e la tranquillità non è sempre garantita. 😣

Visto così, lo smart working sembrerebbe il Santo Graal del lavoro, ma ci sono anche molti lati negativi.

Gli svantaggi: rischi per la salute mentale del lavoratore 😑

Vi racconto la mia esperienza.

Sfrutto la modalità telelavoro da quando ho iniziato a lavorare come libero professionista, quindi so bene cosa significa lavorare da casa. Al momento in cui scrivo lavoro per un’azienda a tempo pieno, ma sempre mantenendo la mia posizione di “telelavoratore”, essendo comunque l’azienda lontana da casa mia.

Nel tempo sono passato da libero professionista a dipendente (pur mantenedo la mia partita IVA) e la prima cosa che ho notato è il senso di solitudine crescente. Non faccio più le telefonate e le chiamate Skype che facevo prima ad esempio. Passavo davvero molto tempo al telefono con i clienti. Ora contatto i miei colleghi in chat e non li sento a voce mai, se non per questioni urgenti.

Mi manca il contatto sociale, la pausa caffè, lo scambio di opinioni, ovvero tutto ciò che arricchisce l’animo umano. Mi sento quindi impoverito. Per fortuna sono un tipo molto attivo e la sera esco per dedicarmi al teatro o alla palestra. Qualche amico ce l’ho e non mancano le bevute di birra insieme. Se non fosse così, credo mi verrebbe la depressione.

E in effetti sono parecchi i momenti durante la mia giornata lavorativa in cui mi sento fiacco e mentalmente spossato. Vorrei parlare con qualcuno… Insomma, mi reputo una persona simpatica e ho bisogno di fare qualche battutina ogni tanto. Ma con chi posso fare battute? In casa solo completamente solo. Non c’è nessuno. 😥

Cosa voglio dirvi con questo post?

Secondo me lo smart working e il telelavoro sono modi ingegnosi per abbattere i costi, tuttavia impoveriscono dal punto di vista umano. Siamo animali sociali, abbiamo bisogno di chiacchierare, di stare insieme e di… flirtare! 😍

Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate voi. Come lo vedete il telelavoro? Più utile o più dannoso? E se trovassimo una via di mezzo? Quali sono le vostre soluzioni? Scrivetemi un commento, non fate i timidi! 😁

Libertà di espressione

Si fa un gran parlare di libertà di espressione, ma siamo davvero liberi di esprimerci? Oppure siamo condizionati dagli altri, dalle cose che ci capitano, dalle sfortune che (secondo noi) si accaniscono contro la nostra vita e ci impediscono di essere chi vogliamo davvero essere?

Siamo vittime e carnefici di noi stessi.

Sono moltissime le persone che fanno un lavoro che non gli aggrada, tanto per avere una busta paga che permetta loro di pagare le bollette. Queste persone non sono felici; fingono di esserlo, ma nel loro intimo sanno che la felicità è altrove. Vi siete mai sentiti così anche voi?

Esprimersi come persone, come esseri di luce, in totale armonia con il creato e con gli altri è un obiettivo importante, che dovrebbe essere messo in cima alla lista degli obiettivi (compresi gli obiettivi lavorativi).

Mi chiedo: perché una persona di 40, 50 o 60 anni dovrebbe sentirsi inferiore a uno di 20 o 30? Solo perché si sente vecchio e ormai ha rinunciato ai propri sogni? Mai rinunciare! Si può sempre realizzare un sogno. Magari non sarà andare ad Amici di Maria De Filippi, però realizzare qualcosa che ci faccia sentire appagati, questo sì.

Non bisogna mai rinunciare ai propri sogni, alla necessità di esprimere ciò che abbiamo dentro, all’urgenza di raccontare, di scrivere, di disegnare, anche se non siamo scrittori o artisti.

Questa società ci vuole individui anonimi: persone grigie che vagano senza uno scopo. Be’, io voglio avere uno scopo!

Io costruisco burattini nel tempo libero. Mi piace, mi diverte, mi appassiona e ci faccio dei divertenti spettacolini. Questo sono io.

I miei burattini hanno un grosso difetto: hanno le mani monche. Sì, hanno le manine cilindriche. Sono fatti così perché hanno deciso loro di venire alla luce così. Il primo che ho costruito, Ernesto, l’ho guardato e ho detto: sai che c’è? Vai bene così come sei.

Sono i miei burattini. Sono i Burattimatti.

L’espressione, nelle sue forme più varie, offre l’opportunità di essere quello che siamo per davvero, non per finta. Non dobbiamo fingere con noi stessi. Se ci viene voglia di cantare, entriamo in un coro. Se ci viene voglia di fare teatro, iscriviamoci ad un corso di teatro. Se scopriamo la passione per la pittura, coltiviamola e basta. Chi se ne frega se non saremo mai grandi artisti. E poi, gli artisti sono tutti depressi perché inseguono la perfezione e non la raggiungono mai.

Invece io mi accontento delle manine cilindriche e ci lavoro su, in modo che tutto ruoti attorno ad esse. Ne faccio il mio stile, lo stile dei Burattimatti.

Questo per me è arte. Questo per me è libera espressione. E per voi che cos’è?

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