Un asso nella… scarpa
Testi: Enrico Matteazzi
Illustrazioni: Elettra Casini
“Bravo!”, disse ironico Artemius una volta che Max fu uscito. “Adesso non solo quell’idiota può modificare un nodo Alfa, ma può anche distruggere la Fondazione!”
“Rilassati”, rispose X. Si tolse quindi una scarpa e la spinse un pochino alla sua destra.
“Rilassati?”, ripeté Artemius, ancora più agitato, “RILASSATI??? Siamo legati come salami, c’è una bolla che fra un po’ ci scoppia in testa disintegrandoci… e tu mi dici rilassati?”
L’agente X provò a sbilanciare il proprio corpo per far cadere a terra le due sedie. Aveva calcolato che la sua faccia sarebbe atterrata esattamente davanti alla scarpa. Il primo tentativo, però, andò a vuoto. Il peso di Artemius era eccessivo; bisognava che si sbilanciasse pure lui per ottenere qualcosa.
“Se invece di lamentarti mi dessi una mano…”, lo rimproverò.
“Ma che stai facendo?”, chiese il barbone.
“Smettila di fare domande e aiutami!”
Con un tonfo sordo, le due sedie caddero a terra.
“Ahia!”, si lamentò Artemius. “Agente, giuro che alla fine di questa storia me la paghi!”
I calcoli di X erano corretti. Il suo viso atterrò a pochi centimetri dalla scarpa. Avvicinò dunque la bocca al cuoio e con i denti riuscì a ribaltarla; ne scivolò fuori una piccola piastra metallica bianca.
“Si può sapere che stai facendo?”, chiese Artemius, che non poteva vedere cosa stava combinando il suo partner.
X avvicinò la bocca alla piastra e gridò: “Attiva!”.
“Cosa?”, domandò Artemius, convinto che X stesse parlando con lui.
Una vocetta femminile disse: “Richiesta password vocale.”
“La rosa attende alla fine della strada”, rispose l’agente.
Qualche istante dopo, la vocetta si fece risentire: “Password vocale corretta. Buongiorno Agente X otto-cinque, come posso aiutarla oggi?”
“Giny, amica mia…”, disse X, “Abbiamo un problema qui. Devi tirarci fuori da questa situazione!”
Un fascio verde attraversò X e Artemius mentre la vocetta diceva: “Analisi del problema in corso…”.
Qualche istante dopo, Giny gracchiò: “Problema analizzato. Inizio fase risolutiva.”
X tirò un sospiro di sollievo e commentò: “Brava la mia ragazza!”.
La piccola piastra bianca si sollevò da terra, fece un giro intorno alle due sedie ribaltate e si avvicinò alle corde che legavano X e Artemius, le quali vennero istantaneamente bruciate da un raggio rosso. Finalmente liberi, i due si alzarono in piedi. Giny compì un paio di giri intorno alla stanza per poi posarsi sul palmo della mano di X.
“Ehi!”, esclamò Artemius indicando la piastra, “forte quella roba.”
“Questa non è una roba!”, lo redarguì X, “si chiama Giny e mi ha salvato la vita più di una volta.”
“Brava ragazza allora… Adesso, però, se non ti dispiace, gradirei uscire da qui.”
Con un balzo Artemius raggiunse la porta e l’aprì; stava per uscire, ma si bloccò. Tutto tremante, si voltò verso X, gli occhi sgranati.
“Cosa c’è?”, chiese l’agente.
“Cosa non c’è”, precisò l’altro.
X non sapeva se essere preoccupato o semplicemente curioso. Scansò il compagno ed uscì dal garage. Quello che vide lo fece rabbrividire. Max Barr non stava scherzando.