Zero Alfa: Capitolo 11

 

Conosci il tuo nemico

Testi: Enrico Matteazzi
Illustrazioni: Elettra Casini

 

Seduto su una panchina, Artemius osservava una coppia di giovani chiacchierare sulle sponde di uno dei laghetti grazie ai quali Central Park era famoso. Ovviamente non era una coppia a caso.

Marvin e Cristina erano seduti su un masso e ridevano.

D’un tratto l’agente X si materializzò di fianco ad Artemius a cui quasi venne un colpo.

“Porca vacca!”, urlò, “quando la smetterai di fare così?”

L’altro rise divertito.

“Che stanno facendo?”, chiese X.

“Ridono”, rispose Artemius.

“Bene, significa che stanno socializzando. Dopotutto, forse non dobbiamo intervenire.”

“Quindi mi lasci libero?”

“Eh no, caro mio! Non è mica così semplice. Hai detto che sapevi come catturare il fantasma…”

“Ci ho provato.”

Due bambini passarono correndo davanti alla panchina. Uno di loro aveva in mano una barchetta giocattolo. Dopo un po’ passarono due donne, probabilmente le loro madri. X gettò uno sguardo al laghetto: Cristina e Marvin stavano ancora parlando.

“Sai…”, fece Artemius, “mi stavo domandando…”

“Cosa?”

“Niente, mi chiedevo come mai quei due si stanno già frequentando.”

X lo guardò perplesso: “Che vuoi dire?”

“È il 2015, giusto?”

“Corretto.”

“Marvin Richardson e Cristina Patterson…”

“Sì…?”

“Non dovrebbero iniziare a frequentarsi nel 2016?”

X volse lo sguardo da un’altra parte. Artemius lo guardò torvo: “Non mi dire che hai cambiato qualcosa…”

X scosse il capo come a dire: “Sì e no”.

Artemius aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu costretto a chiuderla. Una terza persona, con giubbino di pelle e occhiali da sole, era comparsa all’improvviso accanto ai due piccioncini. Artemius diede una gomitata a X. “Ehi, agente!”, disse, “guarda là: c’è il nostro uomo!”.

“Bene”, disse X, “ora entri in scena tu.”

“Ricordati la promessa”, precisò Artemius.

X fece segno di sì con la testa. Rimase seduto sulla panchina mentre Artemius, controvoglia, si alzava e andava verso il laghetto.

Arrivato accanto ai tre ragazzi, li trovò che avevano appena superato la fase dei convenevoli.

“Che ci fai qui, Max?”, chiese Cristina.

“Passeggiavo…”, poi rimase un istante ad osservare Marvin. “Ma voi due…”, fece Max indicandoli entrambi.

“No no!”, si affrettò a rispondere Cristina. “Siamo solo amici!”

“Per l’appunto”, commentò sottovoce Marvin. Max, invece, sorrise compiaciuto.

“Che fai stasera, Cristina?”, chiese il tipo col giubbino: “Ti va una pizza in onore dei vecchi tempi?”

La ragazza guardò prima Marvin, poi Max, poi di nuovo Marvin e poi ancora Max; infine rispose: “Perché no?”.

“Benissimo!”, esclamò Max mostrando il pollice in alto: “Passo a prenderti alle sette, ok? Scusate, ma ora devo andare”. Tese quindi la mano a Marvin in segno di saluto. L’altro rispose alla stretta un po’ controvoglia e, mentre lo faceva, notò per la seconda volta quell’affare bianco che Max portava al polso. Lo osservò bene questa volta: era liscio come la ceramica ma non rifletteva la luce. Decisamente un oggetto strano.

Artemius era rimasto in disparte ad osservare la scena. D’un tratto, X comparve alle sue spalle: “Perché non hai fatto niente?”

Artemius si voltò di scatto. “Porca vacca!”, sussultò, “ti giuro che se lo fai di nuovo ti ammazzo.”

“Perché non sei intervenuto?”, insisté X, “dicevi di sapere come prenderlo.”

“Stai tranquillo, lo prenderemo.”

“E come?”

“Ho il mio metodo.”

“E quale sarebbe il tuo metodo, si può sapere?”

“Regola numero uno: conosci il tuo nemico.”

 

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