Ti va un milk-shake?
Illustrazioni: Elettra Casini
Testi: Enrico Matteazzi
“Sono pronta!”, esclamò Cristina.
Mentre veniva verso di lui, ondeggiando sui fianchi, Marvin la osservò estasiato. Era bellissima. Vestiva casual: felpa rosa, un paio di jeans aderenti e delle scarpe da ginnastica bianche.
Andarono a prendere un milk-shake vicino a Central Park. A detta di Cristina, era il migliore della città. Arrivarono al locale, ordinarono e si sedettero al primo tavolino libero.
Fu lei a rompere il ghiaccio: “Allora, da dov’è che vieni di preciso?”, chiese.
“Sono nato a Chicago”, rispose lui, “mio padre è di lì, mia madre invece è italiana.”
“Bello! L’Italia…”
“Già… e tu invece? Sei originaria di qui?”
“Eh, sì! Sono una newyorkese purosangue. Vivo qui da quando sono nata…”
Lei continuò a parlare, ma Marvin smise di ascoltarla. Era attratto dai suoi capelli lunghi che le cadevano lenti sulle spalle, quasi volessero proteggerle.
“Ehilà!”, fece a un tratto lei per riportarlo alla realtà. “Ti ho chiesto se hai la ragazza.”
“Come…?”, rispose lui, “la ragazza…? Ah! Beh… no.”
“No…?”
I milk-shake erano pronti. La cameriera li consegnò e se ne andò quasi subito, senza dire una parola. Marvin e Cristina si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere. Nessuno dei due sapeva perché, ma erano felici.
Uscirono dal locale e si avviarono a Central Park. Una volta lì, camminarono un po’ tra i sentieri, chiacchierando del più e del meno.
“E tu?”, provò a dire Marvin, “sei impegnata?”
“Mm… sì e no.”
“Che vuol dire sì e no?”
“Beh… insomma, arrivo da una storia finita un paio di mesi fa.”
“Finita male?”
“Purtroppo.”
“Ti capisco.”
“Sul serio?”
“Ci sono passato pure io. Insomma, per me è una cosa normale: fa parte della mia vita, ormai. Ma tranquilla, passa tutto!”
Nel frattempo avevano raggiunto uno dei laghetti del parco. Cristina si sedette su una roccia accanto alla riva e osservò l’acqua. “Panta rei“, commentò.
“Come?”, chiese Marvin.
“Panta rei. Tutto scorre. Eraclito.”
“Ah, sì… giusto!”
Lei rise. Lui le si sedette accanto. Dopo un po’ lei disse: “Sai che sei simpatico?”
“Credo di avere anche altre qualità”, rispose lui ammiccando.
“Per esempio?”
“So parlare con i rutti.”
“Scemo!”, e gli diede una pacca sulla spalla.